Natale del Signore

(Lc 2, 15-20)

"I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio"

All’uomo piace vedere quello che è successo. Piace sentire o leggere di esso. E questo interessamento è impresso così profondamente nella sua natura, che non è capace di privarsene. Allora non è strano che anche i pastori “andarono senz’indugio” per vedere che cosa fosse successo a Betlemme. Sono andati a controllare tutto quello che è stato avvisato a loro. Lì è accaduta una grande cosa, che ha diviso la storia del mondo in due parti: quello che succedeva prima della nascita di Cristo e quello che è cominciato a verificarsi dopo la Sua nascita. Proprio allora “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.
Da più di venti secoli le feste del Natale chiamavano e chiamano la gente a recarsi nelle chiese per vedere e ricordare che cosa è avvenuto a Betlemme; per partecipare al sacrificio eucaristico nel quale Gesù “nasce e viene al mondo” in modo mistico. La gente guarda, partecipa a quel sacrificio e torna come i pastori “glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto”.
Maria – la Madre del Bambino – partecipando a quello che è accaduto a Betlemme, “serbava tutte queste cose maditandole nel suo cuore”. Era la testimone, e non solo la testimone – ha partecipato al compimento delle parole che udì  dal Signore. Su questo, che è avvenuto ha basato tutta la sua vita.
E anche noi, essendo testimoni di tutto quello che succede nella Festa di Natale, rinfrescando nella memoria che cosa si è verificato allora a Betlemme, che cosa è accaduto nella nostra vita, meditando tutto questo nel proprio cuore dobbiamo ritornare alle nostre case, nel nostro posto di lavoro, ma cambiati – “glorificando e lodando Dio” per tutto.  Perché sono accadute grandi cose: Dio è venuto al mondo ed è venuto a noi. Siamo stati battezzati e abbiamo ricevuto la grazia divina; siamo stati fortificati alla vita cristiana nel sacramento della Cresima; siamo diventati figli di Dio; siamo stati destinati  alla vita eterna. Quando costruiamo la nostra vita su tutto quello che è accaduto, siamo simili a “un uomo saggio che a costruito la sua casa sulla roccia”.
Allora costruiamo la nostra vita su ciò che è successo e non solo sulle cose che passano!

Domenica di Sacra Famiglia
Anno C

(Lc 2,41-52)

Gesù è ritrovato dai genitori nel tempio in mezzo ai maestri.

Albrecht Durer dipingendo “Cristo tra i dottori” (1506), nel centro del quadro ha messo due paia di mani. Le dita del vecchio dottore della legge sono un po’ caotiche e tremanti. Le mani di Gesù sono calme. Con l’indice della mano destra tocca il pollice della mano sinistra. Questo sembra come se  presentasse agli ascoltatori la gerarchia dei valori, spiegando che cosa è più importante.
Maria e Giuseppe avevano le pretese giustificate, perché Gesù non li ha informati dei suoi piani. Gesù invece era sorpreso che lo hanno cercato dappertutto e non sono subito tornati nel tempio. Ha ricordato che tutti appartengono soprattutto a Dio e ognuno dovrebbe mettere le cose di Dio al primo posto.
Ma io mi ricordo di questo comandamento di Gesù?
Mi importa delle cose di Dio o corro solamente dietro le voci di questo mondo?
Gesù, Maria e Giuseppe, aiutatemi a mettere a posto la mia gerarchia di valori!  

Epifania del Signore
Anno C

(Mt 2,1-12)

«Siamo venuti dall’oriente per adorare il re»

Nel libro “Fabula rasa”, lo scrittore polacco, Edward Stachura in modo molto paradossale definisce la sapienza: “Lo stupido vede che è stupido – ed ecco nasce il sapiente!” In questa apparentemente rovesciata definizione vuole ricordare che l’educazione e il sapere ancora non sono equivalenti alla sapienza. Ci vuole anche l’umiltà, cioè la coscienza dei propri limiti.
L’interpretazione positiva del fenomeno ottico, come era la comparsa della stella, richiedeva dai Magi non solo il sapere, la scienza, ma anche grande umiltà. L’uomo arrogante, orgoglioso, convinto della propria perfezione, non intraprenderebbe la lunga strada per adorare neonato re del insignificante stato che si trova sotto occupazione straniera.
L’umiltà e la sapienza, queste sono le virtù molto vicine. Tutte e due sono legate con l’apertura al mondo e all’altro uomo. Come cristiani riveliamo Gesù ai non credenti, agli uomini di altre religioni, a tutti che cercano Dio. Se vogliamo essere effettivi, dovremmo fare ciò senza fanatismo e con la delicatezza. E soprattutto dobbiamo confermare il nostro annuncio verbale con la vita coerente.  

 

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